lunedì 12 ottobre 2009

Smiling Underneath

Mia vecchia abitudine, tradurre i testi fenomenali di una fenomenale (e bellissima) cantante, fenomenale chitarrista e fenomenale autrice d'oltre oceano, praticamente sconosciuta in Italia: Ani DiFranco.
Qui dal suo ultimo disco, un testo semplice e dolcissimo, che descrive un ragionamento che tutti abbiamo fatto.

Smiling Underneath (traducibile con un "Ridendo sotto i baffi")



Non importa se devo aspettare in fila, oh no
Non importa se le pratiche si accumulano ed il lavoro è lento
Non importa la benzina, i supermercati, il tran tran
Finché sono con te sto bene

Non importa il cameriere sbadato o il cibo cucinato male
Non importa la signorina micina e il suo stupido ragazzo
Non importa se ogni persona qui è brutta o scortese
Finché sono con te sono di ottimo umore.

Finché sono con te
Potremmo rimanere bloccati nel traffico per più di una settimana
In una macchina con cinque gemelli a cui stanno spuntando i denti
E potrei avere attorno al collo una corona di Natale in fiamme
E starei ugualmente ridendo sotto i baffi.

Non importa svegliarsi presto per un volo che partirà in ritardo
Non importa se la nostra settimana di vacanza è fredda ed uggiosa
Non importa dei vigili e della sicurezza in aeroporto
Finché sono con te è una giornata meravigliosa.

Non importa se mi verso della salsa bollente sulla camicia bianca
Non importa la fitta quando cammino su quel ginocchio che mi fa male
Non importa se le mie gengive si ritirano o se i miei capelli si diradano
Finché sono con te io vinco

Finché sono con te
Potremmo rimanere bloccati nel traffico per più di una settimana
In una macchina con cinque gemelli a cui stanno spuntando i denti
E potrei avere attorno al collo una corona di Natale in fiamme
E starei ugualmente ridendo sotto i baffi.

venerdì 9 ottobre 2009

Il segno dei tempi

Quindici anni di berlusconismo ci hanno distrutto, contro i ducetti siamo passati dalle monetine ai telefonini...


La Volontà Generale di Berlusconi. La sua.


La notizia bomba di ieri è la bocciatura del Lodo Alfano.
Passata la prima, comprensibile (e meritata) euforia, la cosa che mi ha tenuto più tempo a riflettere sono state le argomentazioni di Berlusconi e dei suoi amici e alleati contro ogni ipotesi di dimissioni del governo.
Già, non la volgarità di Silvio contro la Bindi (volgarità che invero, in lui, non mi stupiva così tanto da tempo), non la solita ignavia del Pd (che non deve trarre conseguenze politiche dalla vicenda, D'Alema dixit), ma il candore con il quale politici navigati che ricoprono ruoli istituzionali si lascino andare ad affermazioni totalmente contrarie alla Costituzione e di fatto eversive.

Il concetto è quello che ripetono ormai ossessivamente. Il consenso popolare di cui gode Silvio, con i "milioni di voti" apposti sul simboletto con la scritta "Berlusconi presidente" metterebbe il Capo e il suo governo al riparo dalla Costituzione e dalla legge, impersonate dalle insidie ingegnate dai noti bolscevichi della Corte Costituzionale, dai magistrati di Milano, addirittura da Napolitano (che povero, il lodo l'aveva pure firmato).
Tutto ciò contraddice l'art 1 dela Costituzione ("La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nei limiti della Costituzione"). Ma fin qui nulla di strano.

Se non fosse che questo concetto assomigli moltissimo alla Volontà Generale di Rousseau (quello nella foto), ossia, in due parole, la teoria della sovranità popolare assoluta (svincolata da ogni legge o magistratura) le cui azioni si presuppongono vere e morali e a cui ogni individuo deve sottomettersi.

O meglio, le stentate frasi dei difensori del governo (della serie "Berlusconi ha preso i voti, se lo processano è un attentato alla democrazia") assomigliano molto alle altrettanto rozze argomentazioni usate dai fascisti e dai democristiani di ogni epoca per attaccare i valori della Rivoluzione Francese, prima, del progresso sociale, della sinistra in genere e in particolare dei comunisti.

Per tale visione del tutto reazionaria, i rivoluzionari francesi erano coloro che, issandosi al di sopra delle consuetudini, delle leggi esistenti, della religione (in realtà dei privilegi secolari di sovrani, nobili, prelati) si auto nominarono attuatori di una Volontà Generale (il bene del popolo che intendevano rappresentare) per attuare i loro intenti di dominio.
Un filo rosso, poi, unirebbe secondo questa visione Rousseau a Robespierre, il Terrore alla Rivoluzione d'Ottobre e allo stalinismo. Ovvero la fedeltà cieca ed integralista ad una verità assoluta, ad un ideale, ad un dogma, che annebbiando la mente condurrebbe l'uomo ai peggiori abomini, azzerando ogni riverenza per Dio e il diritto naturale, ogni tolleranza per il diverso e per ogni punto di vista esterno. I comunisti italiani, da ultimi, sono stati descritti come irriducibili alla democrazia, peccaminosi e mangiatori di bambini.

Sul punto, storicamente e filosoficamente, ci sarebbe molto da discutere, serenamente.
Ma che a difensori di tale punto, in pratica, si ergano i peones di Berlusconi, dimostra quanto costoro abbiano perso ogni senso della democrazia liberale, della divisione dei poteri, del senso delle istituzioni (tutti baluardi contro la sinistra bolscevica, naturalmente).
Le elezioni diventano il diritto divino che unisce il popolo al Re, novello Luigi XIV.

E' del tutto insufficiente ormai qualsiasi appello alla semplice difesa della Costituzione e delle istituzioni Repubblicane. Il giochino si è rotto da tempo. Ogni invito a Berlusconi a continuare a governare è in questo senso intollerabile.
Il premier è un massone corrotto e corruttore, in rapporti con la mafia. Il Parlamento un'adunata di galoppini nominati d'ufficio, l'economia è in mano ad approfittatori, che o chiudono le fabbriche per salvare i profitti a breve termine oppure sono direttamente parte della criminalità organizzata.

Deve tornare all'ordine del giorno la parola Rivoluzione.