martedì 10 maggio 2011

Noam Chomsky: la mia reazione alla morte di Osama bin Laden

La mia traduzione (come sempre amatoriale) di un interessantissimo scritto di Noam Chomsky sulla morte di bin Laden, sull'11 settembre, su Obama. Chomsky, che è innanzitutto un grandissimo linguista, fa notare come l'imperialismo sia profondamente radicato anche nelle parole e nei nomi.


6 maggio 2011

Di Noam Chomsky

E' sempre più evidente che l'operazione è stata un assassinio pianificato, in multipla violazione delle più elementari norme del diritto internazionale. Sembra non ci sia stato alcun tentativo di arrestare una vittima disarmata, cosa che sarebbe stata presumibilmente semplice da effettuare da parte di 80 soldati delle forze speciali che praticamente non affrontavano alcuna opposizione -se si esclude, dicono, la moglie, che si sarebbe scagliata verso di loro. Nelle società che professano un qualche rispetto della legge, i sospettati sono arrestati e sottoposti ad un giusto processo. Sottolineo "i sospettati". Nell'aprile del 2002, il capo dell'FBI Robert Mueller, informò la stampa che, dopo la più profonda indagine della storia, l'FBI non poteva dire di più che "credeva" che la trama (dell'11 settembre, ndt) era stata ordita in Afghanistan, anche se poi organizzata materialmente negli Emirati Arabi Uniti e in Germania. Quello che soltanto credevano nell'aprile del 2002, lo ignoravano ovviamente 8 mesi prima, quando Washington rifiutò le offerte dei Talebani (non sappiamo quanto fossero serie perché furono immediatamente respinte) di estradare bin Laden se fossero state presentate loro le prove -che Washington, sapemmo molto presto, non aveva. Perciò Obama stava sicuramente mentendo quando diceva, nelle sue dichiarazioni alla Casa Bianca, che "fu presto chiaro che gli attacchi dell'11 settembre erano stati portati da Al-Qaeda"

Nulla di concreto è emerso da allora. Si fa un gran parlare della "confessione" di Osama, ma ha sostanzialmente lo stesso valore della mia confessione di aver vinto la maratona di Boston. Si complimentava semplicemente di quello che considerava un grande risultato.

C'è anche una grande discussione sui media circa l'ira degli Stati Uniti verso il Pakistan per non aver scoperto bin Laden, anche se certamente elementi delle forze militari e di sicurezza pachistane erano a conoscenza della sua presenza ad Abbottabad. Si parla meno invece dell'ira del Pakistan verso gli Stati Uniti per aver invaso il suo territorio per perpetrare un omicidio politico. Il fervore anti-americano è già molto alto in Pakistan, ed è molto probabile che questi eventi contribuiscano ad esacerbarlo. La decisione di gettare il corpo in mare sta già, presumibilmente, provocando rabbia e scetticismo in tutto il mondo musulmano.

Potremmo chiederci come avremmo reagito se le forze speciali irachene fossero atterrate sulla casa di George W. Bush, lo avessero ucciso e ne avessero gettato via il corpo nell'Atlantico. Incontrovertibilmente, i suoi crimini hanno ampiamente superato quelli di bin Laden, ed egli non è un "sospetto", ma incontrovertibilmente il "mandante" che diede l'ordine di commettere il "crimine internazionale supremo, che differisce dagli altri crimini di guerra perché contiene in esso il male accumulato di tutto" (citando il Tribunale di Norimberga) per il quale i criminali nazisti furono impiccati: cioè le centinaia di migliaia di morti, i milioni di rifugiati, la distruzione di gran parte del paese (l'Iraq, ndt), l'aspro conflitto fra fazioni che si è ora allargato al resto della regione.

C'è di più da dire di Orlando Bosch (il cubano che metteva le bombe sugli aerei di linea), recentemente morto serenamente in Florida, compreso il riferimento alla "dottrina Bush", secondo la quale i paesi che danno asilo i terroristi sono colpevoli alla stessa maniera dei terroristi stessi e che quindi andrebbero trattati di conseguenza. Nessuno parve notare che Bush stava invocando l'invasione e la distruzione degli Stati Uniti e l'uccisione del loro presidente criminale.

Stessa cosa sul nome, Operazione Geronimo. La mentalità imperiale è così acuta, nella società occidentale, che nessuno si accorge che si sta glorificando bin Laden identificandolo con la coraggiosa resistenza contro l'invasore genocida. E' come chiamare le nostre armi di assassinio coi nomi delle vittime dei nostri crimini: Apache, Tomahawk...E' come se la Luftwaffe avesse chiamato i suoi caccia "Ebreo e "Zingaro".

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma anche i fatti più ovvi ed elementari dovrebbero darci molto di che riflettere.

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