lunedì 29 giugno 2015

All Power to Our People! #BlackOutPride

Ho tradotto velocemente questo comunicato del "Black Out Pride" di Chicago. Si tratta di un'organizzazione di persone trans e queer neri della grande città americana. Nei giorni delle varie manifestazioni Pride negli Usa e in tutto il mondo, questi gruppi hanno inscenato azioni di protesta contro i Pride stessi. Qui vi riporto le loro rivendicazioni, che sono state pubblicate sul sito "Radical Faggot" e che io ho notato sulla pagina di un attivista americano che seguo. Naturalmente, non faccio parte del movimento Lgbt, pur avendolo sempre sostenuto nel mio partito, Rifondazione. Non posso entrare nelle dinamiche descritte, che non conosco a sufficienza. Propongo questo testo per evidenziare una sola cosa: esiste uno spazio di critica DA SINISTRA ai Pride e al movimento Lgbt, che in questi giorni ha strappato un'importante vittoria con il pronunciamento della Corte Costituzionale USA sui matrimoni gay. Mi piacerebbe che questa traduzione servisse ad allargare il dibattito in merito anche in Italia.

Antonio Perillo














Accade adesso: esponenti della comunità queer nera di Chicago contestano la parata del Pride di Chicago

Ecco il loro comunicato:

Nel 1969, Sylvia Rivera, una trans portoricana, lanciò la bottiglia che scatenò la famigerata Rivolta di Stonewall (violenti scontri fra gli omosessuali e la polizia a New York nella notte fra il 28 e il 29 giugno 1969, ndt). Un anno dopo, Sylvia e Marsha P. Johnson, una donna trans nera organizzarono la prima Marcia del Giorno della Liberazione di Christopher Street a New York City, per commemorare la sollevazione queer contro le violenze della polizia, che girò per i quartieri del basso East Side, terminando strategicamente fuori al Penitenziario femminile di New York.

Entro il 1973, dopo soli 3 anni dalla prima Marcia in onore dei Moti di Stonewall, l’organizzazione delle manifestazioni del Pride in tutto il Paese fu invece largamente assunta da gay e lesbiche cisessuali (cisessuale è “qualcuno a proprio agio con il genere che gli è stato assegnato alla nascita”, mentre queer si traduce come “insolito” e sta significare un porsi “in diagonale” rispetto ai due sessi, ndt) che cercavano di trasformare la marcia che nacque a New York da una protesta ad un’opportunità di visibilità mainstream. Quello stesso anno – in coincidenza con la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie e dei disordini mentali dell’Associazione Americana di Psichiatria – i trans e i non conformi si videro esclusi dalle parate e dai raduni in tutto il Paese.

La nascita del movimento Gay e Lesbiche cominciò con l’allontanamento di quei membri della comunità queer ancora incapaci di adattarsi, proprio le stesse persone le cui azioni alla Cafeteria Compton’s, al Cooper’s Donuts e a Stonewall innescarono il movimento.

Raccontiamo questa storia per ricordare a noi stessi non solo che le radici del movimento queer affondano nella resistenza alla violenza di Stato in tutte le sue forme, ma anche che la Parata del Pride come tradizione è costruita sul silenziamento intenzionale dei membri più colpiti da quella stessa violenza: trans, donne, persone con disabilità fisica e mentale, neri e di colore, indigeni, immigrati, lavoratori del sesso e gioventù della strada.

Oggi a Chicago, nello specifico nel quartiere di Lakeview, giovani trans e queer di tutta la città, in cerca di un posto sicuro per affermare se stessi, sono costantemente sorvegliati dalla polizia e dalle ronde organizzate dei cittadini, sostenute dagli imprenditori e dai residenti più ricchi. Blog come Crime in Boystown attaccano questi giovani impegnati in un commercio di sopravvivenza, mentre organizzazioni come Center on Halsted invitano la polizia ad arrestare, infastidire e sorvegliare.

La gioventù queer che affronta il dramma di essere senza tetto e la situazione critica dei trans e della comunità queer di colore non sono solo un problema di omofobia e transfobia nelle comunità nere e di colore; sono allo stesso tempo un problema di classismo, razzismo e gentrificazione (il fenomeno dell’espulsione degli abitanti poveri dal centro delle grandi città, ndt); sono un problema legato alle draconiane politiche di austerità che buttano le persone in strada, ci impediscono di rientrare nelle proprietà pignorate e nel mondo del lavoro, e alla polizia e al sistema carcerario, che lavorano insieme affinché noi restiamo chiusi fuori. Giovani, Neri, Bruni, Nativi, Trans, poveri, lavoratori, immigrati e disabili soffrono perché ogni sistema di governance nel Paese è costruito per distruggerci.

Oggi, trans neri e queer insieme ai nostri alleati stanno contestando la Pride Parade di Chicago.

Lo facciamo in onore dei nostri predecessori trans, queer, neri, bruni e nativi. Lo facciamo perché la nostra gente sta morendo per mano della polizia, dell’esercito e delle milizie sostenute dallo Stato in tutto il mondo. Lo facciamo perché si rifiutiamo di essere rappresentati dalle stesse aziende che finanziano la violenza di Stato, rifiutano di fornire un salario dignitoso e fanno profitto sulla povertà. Lo facciamo perché i giovani queer meritano un posto migliore per celebrarsi, al posto di un pantano di consumismo e violenza sessuale.

Stiamo bloccando l’incrocio fra Addison e Halsted nel cuore di Boystown, a pochi isolati di distanza dal centro di Halsted, da Whole Foods, Wringley Fields e la stazione di polizia di Addison. E’ non solo un incrocio fra importanti strade di Chicago, ma un incrocio di avidità aziendale, sfruttamento privato delle comunità queer, ultra-sorveglianza poliziesca e luogo simbolo della violenza della città di Chicago ai danni di giovani queer e trans.

Siamo ispirati dagli attivisti di Boston che recentemente hanno protestato alla Pride Parade della loro città. Consapevoli di essere una piccola parte della comunità queer nera a Chicago e una parte ancor più piccola della comunità queer nera mondiale, vorremmo presentare le nostre rivendicazioni nel mettere in atto tale protesta, per le manifestazioni future e oltre:

No allo Stop and Frisk (arresta e perquisisci, ndt) – Solidarizziamo con il movimento Black Lives Matter (le vite dei neri sono importanti, ndt) e chiediamo l’abolizione dello stato di polizia razzista. La comunità queer deve invocare la revoca immediata delle politiche razziste che fanno dei trans e dei queer gli obiettivi della mortale violenza di Stato.

Stop alla sorveglianza della gioventù trans e queer – E’ tempo per i giovani trans e queer, specialmente se sono neri, bruni, senza documenti e senzatetto, di essere riconosciuti come i leader che sono. Chiediamo la fine della criminalizzazione dei giovani della nostra comunità perché fanno quello di cui hanno bisogno per sopravvivere.

Riaprire Scuole e Cliniche di salute mentale – Chiediamo che l’Amministrazione di Emanuel (sindaco di Chicago del Partito Democratico, ndt) venga ritenuta responsabile per le violenze che continua a perpetrare ai danni della comunità dei neri, bruni e lavoratori del sesso nella città di Chicago. Riaprire tutte le scuole chiuse e le cliniche di salute mentale. Fornire risorse reali alle comunità dei neri, bruni, disabili, malati mentali, senzatetto, queer e giovani.

Centro per la cura dei traumi nel South Side – Finché non vi sarà una reale redistribuzione delle risorse nella nostra città, abbiamo bisogno di sostegno nell’affrontare l’inevitabile violenza frutto della povertà. Rigettiamo la Libreria Presidenziale di Obama e chiediamo un Centro per la cura dei traumi adesso!

No a nuovi poliziotti, No a nuove carceri – Come neri queer solidarizziamo con tutte le comunità vittime di violenza di Stato, specialmente quelle dei queer immigrati e senza documenti. Supportiamo l’abolizione dei centri di detenzione, delle prigioni e della libertà condizionata. Finiscano le deportazioni, i raid e le indagini razziste! Stop ai fondi alla polizia e alle galere, fornite servizi sociali reali alle nostre comunità!

Smilitarizzazione globale – Siamo consapevoli che viviamo in un’economia globale guidata al fondo dal militarismo. La violenza crescente che affrontiamo nei nostri quartieri è la stessa violenza che la nostra gente affronta in Palestina, in Messico, in Brasile e dovunque il colonialismo USA faccia profitto sul nostro sangue. Smilitarizzare la polizia, disinvestire dai costruttori di armi e di prigioni e giù le mani dai nostri diritti del 1° Emendamento! (il 1° Emendamento “garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e stampa; il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti”, ndt)

Basta allo sfruttamento della nostra comunità da parte delle aziende – Siamo stanchi delle corporations che usano opportunità come i Pride per venderci i loro prodotti mentre continuano a lucrare sulla nostra povertà. Solidarizziamo con Fight for 15 (la campagna che chiede i 15$ l’ora di salario minimo, iniziata dai lavoratori dei fast food, ndt) e chiediamo un salario di esistenza e la possibilità di unirsi in sindacato per tutti i lavoratori e i poveri! Chiediamo anche che le grandi associazioni noprofit di Lakeview – la Howard Brown Health Center e il Center on Halsted, garantiscano lo stesso trattamento ai loro lavoratori nuovi e giovani al Broadway Youth Center, al Brown Elephant, e al Crib!

Mai più ladri di salario – Nel quartiere di Lakeview, la Taco Bell, la Target e altre catene (di fast food, ndt) assumono regolarmente giovani trans e queer per rispettare gli obiettivi aziendali, per poi licenziarli entro poche settimane, spesso dopo non averli pagati il giusto. Noi vogliamo giustizia nella forma di posti di lavoro, salari dignitosi, pieni diritti e diritto a sindacalizzarsi.

Ricoveri per i trans e i queer ora! – Spazi come il Crib e il Broadway Youth Center forniscono un ricovero importante per i giovani senzatetto, ma non basta! Finché per la nostra comunità non saranno finite povertà e fenomeno dei senzatetto, chiediamo fondi per i servizi esistenti e investimenti in nuovi progetti, come il Project Fierce!



Noi tutti a gran voce rifiutiamo il Pride come una profanazione della nostra storia di resistenza. Non chiediamo la sua trasformazione, ma che i fondi siano reinvestiti nelle nostre comunità e realtà di lotta.

Non possiamo festeggiare l’approvazione del matrimonio gay, e pronostichiamo che verranno nuove leggi a limitare i diritti garantiti dal matrimonio, in particolar modo per i senza documenti, per i trans, i poveri e i lavoratori del sesso. Affinché noi possiamo essere liberi, l’autodeterminazione riproduttiva, la cittadinanza e una vera assistenza sanitaria non possono essere legate all’approvazione delle nostre unioni da parte di uno stato colonialista. Come i nostri antenati Neri e Nativi hanno da lungo tempo capito, lo Stato non rispetterà la miriade di modi che noi troviamo per amare, crescere, sostenerci e proteggerci l’un l’altro contro la sua violenza, a prescindere dai documenti che possediamo. E’ il nostro stesso assenso che cerchiamo mentre andiamo avanti, non quello del nostro oppressore.

Non vogliamo essere assorbiti, perché non ci fidiamo di un ordine sociale che convive così bene con l’ineguaglianza e che è così dipendente dalla violenza per mantenere il suo stesso squilibrio. Al contrario, noi chiediamo uno spostamento del potere e delle risorse tale da rappresentare, magari per piccoli passi, un movimento in direzione del nostro sistema, dei nostri spazi, della nostra visione della liberazione.

Black Power. Trans Power. Queer Power. Undocumented Power. Street Youth Power. Sex Worker Power. All Power to Our People! #BlackOutPride

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